Ott 26

ChangeLONDRA – È inutile sperare di poter descrivere il talento di Arturo Brachetti con parole. Forse un poeta potrebbe darne una pallida rappresentazione. Forse un giornalista potrebbe essere in grado di sottolinearne le qualità artistiche. Forse un bambino potrebbe descriverlo come si descrive un sogno. Un Mago certamente non può rendere onore ad Arturo, Mago tra i Maghi, Artista tra gli Artisti, Uomo dai mille volti.

Quest’Artista Italiano, ormai cittadino del mondo, è tornato a Londra, la città nella quale ebbe il coraggio di presentare il suo primo show teatrale, Y, nel 1983, dopo il tirocinio nei varietà Francesi ed Austriaci. Ed a Londra è tornato con uno show completamente nuovo, uno show inedito, scritto dal regista Sean Foley, basato sul repertorio di Arturo, un repertorio che il torinese ha affinato in più di trent’anni di carriera artistica. Arturo non porta a Londra il suo Uomo dai Mille Volti, lo spettacolo principe del suo repertorio, che dal 1999 porta in giro per il mondo raccogliendo incredibili successi; e nemmeno porta in scena Gran Varietà Brachetti, lo spettacolo Italiano che fu record d’incasso nel 2008. No: Arturo porta in scena, al Garrick Theatre di Londra, uno spettacolo completamente nuovo!

Ma è veramente uno spettacolo nuovo? I manifesti dicono che lo spettacolo è “based on the repertoire of Arturo Brachetti”… In effetti, coloro che hanno visto ed amato L’Uomo dai Mille Volti troveranno una serie di segmenti già noti, numeri che Arturo ha perfezionato in questa produzione o che già esegue da una vita. Il numero di Chapeaugrafia (20 cappelli in 2 minuti); il numero delle ombre cinesi; l’omaggio al cinema di Hollywood (ma con una discreta serie di nuovi film, mai visti prima d’ora); il numero del violinista a tre mani (ed il violino è un leit-motiv che si svilupperà per la durata dello spettacolo, con un’interessante ammiccamento a Norm Nielsen); il numero delle quattro stagioni; il ricordo emozionale a Federico Fellini…

La storia, invece, è quanto di più lontano possa esserci dallo spettacolo precedente, ed è una storia più veloce, più dinamica, meno intimistica di quella scritta da Serge Denoncourt per lo spettacolo Franco-Canadese. È la storia di Arturo, vecchio artista di varietà, che rammenta la sua carriera prima… prima del suo ultimo effetto. In tutta la storia, il vecchio Arturo viene spronato da se stesso, dal giovane Arturo che funge da narratore e da punto di riferimento per la storia del vecchio trasformista, permettendo una transizione lineare tra i vari effetti.

Lo spettacolo, per la prima volta nella carriera di Arturo, mi pare, fa un intenso uso di proiezioni cinematografiche: uno dei momenti iniziali, dove Arturo interagisce con se stesso su un telo cinematografico diventerà – ne sono certo – un classico nel repertorio di Brachetti. E schermi cinematografici ed i loro effetti aumentano il valore dello spettacolo, piuttosto che detrarne: Arturo non ne è schiavo, ma utilizza sapientemente la tecnologia a suo vantaggio.

E le trasformazioni! Le trasformazioni! Semplicemente incredibili! La fase iniziale dello spettacolo, da trasformista “classico” mette il pubblico in attesa di miracoli a venire, miracoli che non si fanno attendere. Non c’è nulla da dire: Arturo è ad anni luce di distanza da ogni altro sedicente “trasformista” al mondo, compresa una coppia russa-americana che apparentemente si considera “i migliori”… Boccaccia mia stattene zitta!

Lo spettacolo, che ho visto in anteprima, debutterà il 26 Ottobre e rimarrà in programma almeno fino al 3 Gennaio 2010 e sono certo entusiasmerà il pubblico londinese. Al matinée di Sabato 24 Ottobre il teatro era pieno al 99%, con un considerevole numero di bambini per i quali, probabilmente, Arturo ha un po’ contenuto il suo linguaggio… Lo andrò a rivedere una sera per godermi nuovamente queste due ore di magia!

Cosa si può criticare dello spettacolo? Secondo me, molto poco. Sì, è vero: lo spettacolo mostra nuovamente molte delle situazioni de L’Uomo dai Mille Volti, ma non credo questo sia un male… il vecchio spettacolo non fu portato in Inghilterra, quindi per il pubblico “vero”, la magia di Arturo è completamente nuova. Ed il pubblico sembra amare Arturo. E come non si può amare questo Artista? Le sue trasformazioni sono incredibili, strutturate correttamente nel contesto di una storia logica, e la sua magia (tra cui una levitazione con sparizione a mezz’aria) è assolutamente perfetta.

Ma un paio di osservazioni, secondo me, bisognerebbe farle ad Arturo. Perché utilizzare due volte il Leopard Silk nello spettacolo? Il motivo artistico mi sfugge (e forse sono io a non capire). Ma, soprattutto, perché ostinarsi a parlare di Federico Fellini all’estero quando, a parte intellettuali aerofagi di una certa età, nessuno conosce questo mostro del cinema Italiano? Certo, l’omaggio a Fellini dà ad Arturo più di sette minuti di trasformazioni molto artistiche e molto intellettuali che però sono perse – direi – al 98% del suo pubblico. Fellini fu certamente un punto di riferimento per il cinema Italiano, ma non dimentichiamoci che la sua produzione internazionale si fermò negli anni ’60, con l’ultimo Oscar nel 1974! (escludendo quello alla carriera…) Il pubblico allo spettacolo da me visto, rispose maggiormente ai pochi secondi di Casablanca che non all’intero segmento su Fellini. Forse, e dico forse, per l’Inghilterra un omaggio a Charlie Chaplin sarebbe più consono che non uno a Fellini…

Ma, per ogni Italiano, che vede Fellini ogni anno in televisione, il segmento sul grande regista è sempre emozionante e pienamente comprensibile! A me, personalmente, piace moltissimo il pezzo su Fellini, dove l’artisticità di Arturo risplende!

Un viaggio a Londra è ora molto economico, e la sterlina inglese è equivalente all’euro: ora è il momento migliore per ammirare Arturo e consiglierei ai miei lettori di considerare la possibilità di un viaggio nel Regno Unito prima di Natale ad applaudire uno dei nostri più grandi Artisti: Arturo Brachetti!

Marco Pusterla

Link:
http://www.changelondon.com

Un commento a ““Change” di Arturo Brachetti”

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